Inauguro questo blog rispondendo a Marcello Veneziani che, nella sua rubrica "Cucù" sulla prima pagina de "Il Giornale" di giovedì 10 marzo, scrive:
«Lui [il magistrato] stabilisce i confini della vita e della morte, occupandosi di bioetica ed eutanasia. Lui decide la sorte di famiglie, minori, adozioni. Lui stabilisce quali reati perseguire e quali far marcire negli anni. Lui decreta se il politicamente scorretto è perseguibile a norma di legge oppure no, giudizi storici inclusi. Lui impone se devi cedere o no la casa di tua proprietà e i tuoi leciti guadagni alla tua ex moglie, e decide se tutelare i tuoi diritti elementari o se adottare una giustizia compensativa e distributiva, fondata sul principio egualitario che devi dare per la sola ragione che guadagni di più. Lui entra nella vita privata e decide quando la sessualità è reato e quando invece è libera privacy. Lui decide i palinsesti, reintegra i giornalisti, indica cosa devono fare e di fatto decide la linea editoriale dei tg. Lui può forzare e reinterpretare le leggi e di fatto modificarle attraverso le sentenze. Lui può rovesciare i verdetti della volontà popolare. Lui è il Supplente di Dio e può intercettare e sputtanare anche la vita più intima. Lui non paga se sbaglia.»
Avrei molte osservazioni da fare. Le posso riassumere in un'unica frase: tutto ciò che viene imputato dall'illustre giornalista-filosofo al giudice in realtà è compito della Legge. La funzione del giudice è quella di giudicare i trasgressori della Legge e applicare le pene previste per essi dalla Legge. Se un qualsiasi cittadino, sia egli un semplice commesso di un supermercato o il Presidente del Consiglio, è sospettato di aver commesso un reato, cioè di aver infranto una o più leggi, il giudice, sulla base di prove evidenti, o della loro mancanza, stabilisce se egli è colpevole o meno, e l'entità dell'eventuale pena, basandosi sempre però sulla Legge. Quindi, il giudice si muove sempre nell'ambito della Legge, interpretandola per applicarla ai vari casi concreti cui fa riferimento. Per far questo, esiste tutta una
dottrina specifica, molto complessa e articolata. Dunque, senza scomodare Montesquieu e il suo
De l'esprit des lois, in cui egli teorizza la
separazione dei poteri e getta le basi del moderno stato di diritto, possiamo riassumere la faccenda nel modo seguente: il legislatore (leggi: il Parlamento, almeno dovrebbe essere così), propone e approva le leggi, in rappresentanza del popolo; il giudice ha il compito di punire i trasgressori delle leggi. È la Legge che stabilisce che la sessualità, in alcuni casi (leggi: prostituzione minorile), è reato, non il giudice. È la Legge che stabilisce che la concussione è un reato ancora più grave, non il giudice (a chi volesse approfondire le ipotesi di reato per il premier consiglio questo
link). Ma perchè Veneziani, che scrive su un quotidiano notoriamente schierato, per usare un eufemismo, dalla parte del premier, ce l'ha tanto con i giudici? Lascio a voi la risposta.