Cui prodest? A chi giova? Se analizziamo lucidamente il contenuto delle tre telefonate reso noto dal "Corriere Della Sera", in fondo possiamo concludere che esso non rappresenta qualcosa di particolarmente infamante, o comunque di moralmente o giuridicamente compromettente, o più precisamente peggiorativo, se confrontato con i testi di altre intercettazioni pubblicate in precedenza, anche se in tali registrazioni non era coivolto direttamente il premier. Lo scambio di carinerie tra Berlusconi e le sue interlocutrici non rappresenta nient'altro che quello che è, uno scambio di carinerie, e quindi non dimostra nulla. È perfettamente legittimo che il Cavaliere riconosca l'importanza che i testimoni asseriscano che Ruby avesse fornito delle generalità false (in fondo, come afferma lui stesso in conclusione di telefonata, "noi non abbiamo fatto niente di male..."). È pure abbastanza comprensibile, a mio parere, che un'altra signorina, Barbara Faggioli, potesse essere convocata dalla segretaria del Cavaliere per "cercare di costruire e verbalizzare le normalità delle serate del presidente Berlusconi...". Per non parlare della telefonata tra il premier e Marysthelle Polanco, in cui si accenna ad una "raccomandazione" di Berlusconi in favore della ragazza.
D'altro canto, la scelta della Procura di Milano è sempre stata quella di non far uso delle intercettazioni in cui la voce di Berlusconi fosse stata registrata mentre erano sotto controllo le telefonate di Nicole Minetti, di Fede, e delle altre persone coivolte; tra l'altro, la legge prevede che non si possano trascrivere le registrazioni di colloqui telefonici di un parlamentare, se non dopo aver richiesto ed ottenuto l'autorizzazione della Camera di appartenenza. Nelle migliaia di pagine che costituiscono gli atti della Procura di Milano relativi al caso Ruby, innumerevoli omissis sono stati introdotti laddove erano direttamente coivolti interlocutori parlamentari (la dicitura è "Conversazione con parlamentare, non utilizzabile"). Com'è allora possibile che queste tre telefonate, obbligatoriamente da depositare in audio alla difesa, siano state mantenute negli atti, e non destinate alla distruzione?
E quindi torniamo all'interrogativo iniziale: cui prodest? Seneca fa dire a Medea nella tragedia omonima: "cui prodest scelus, is fecit", cioè "colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l'ha compiuto". Qual è la parte che, alla luce della pubblicazione di queste telefonate, ne ha tratto maggior vantaggio? La Procura di Milano aveva interesse a tutto, fuorchè alla fuoriuscita delle intercettazioni, che, in ultima analisi, ne avrebbero danneggiato l'immagine (le cosiddette "toghe rosse" si sarebbero esposte a troppo facili critiche...). Si è ottenuto invece proprio questo. Probabilmente, tra le migliaia di omissis da inserire negli atti, dei quali la Difesa deve essere a conoscenza, quelli relativi alle tre telefonate in questione sono sfuggiti alla Procura; probabilmente una disattenzione, un errore umano. Ora si può ancora una volta gridare alla "persecuzione" da parte dei giudici nei confronti del premier. Le intercettazioni non sono legittime, la Procura non è al di sopra di ogni sospetto, la sinistra, la stampa, e gli oppositori di Berlusconi sono dei bigotti moralisti, e altre storie del genere. La Struttura Delta (cercatela su Google) ha colpito ancora...
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